La musicalità nell'opera della Lenzi

La musicalità nell'opera della Lenzi
2003
testi di Mario Di Cara
Fermando l’attenzione sulle opere pittoriche della Lenzi, abbiamo la certezza di trovarci in presenza di un’artista autentica. Un’artista dicevo, che pur sentendo la necessità di esprimersi in astratto-aniconico, fa trapelare la sua forte spiritualità creativa ed un’ansia interiore, diversa da un Modigliani o un Martini, ma che tocca parimenti le corde di una sofferta liricità. Patto pittorico e le note cromatiche in esso contenute, sono ben lontane da un discorso espressivo ermetico, dai contenuti emblematici, come in molta arte di oggi si vede in nome di una mal riposta filosofia.
A ben vedere dunque le opere sono ben orchestrate nei corposi striti cromatici, nei toni e in intensità che va a digradare significatamente verso l’alto, mai affidati al caso come l’action painting, con una resa espressiva animata da matura consapevolezza attraverso un modellato morbido, quasi ovattato, che coinvolge psicologicamente il potenziale osservatore. La tessitura fattuale scandisce, come dicevo, note e ritmi musicalmente impostati nella loro sequenza da toni bassi che tendono ad elevarsi in alto, verso nuove spazialità e temporalità aspirate quasi a dirimere il clamore e le contraddizioni del quotidiano, per raggiungere simbolicamente nella quiete e in una nuova luce le sfere di una sognata poesia.