Testo dello storico dell'arte e critico Gianluca Tedaldi
2005
La pittrice che imita la natura - non perchè la copia ma perchè agisce in sintonia con la natura stessa - intreccia una relazione con le cose che rappresenta e si specchia nelle immagini che ha creato un po’ come Narciso alla fonte, restando incerta se imprimere il proprio slancio alle cose o farsi da esse plasmare nell’intimo.
Nelle opere recenti si assiste ad un progressivo addensamento della macchia cromatica che acquista margini più netti e sembra che la relativa incertezza della visione del naturale (che si attaglia al linguaggio impressionista) si vada sostituendo una immagine più mentale, una sintesi dell’impressione che si trasforma in sensazione, secondo un processo anch’esso molto spontaneo, simile a quello che caratterizza l’apprendimento nella fase evolutiva della nostra crescita.
Un dato importante per verificare la naturalezza dell’ispirazione di Michela Lenzi è forse proprio contenuto di questo cambiare del linguaggio perchè solo ciò che si trasforma può dirsi vivente.
Per quanto riguarda i colori, invece, in continuità rispetto al suo percorso originario, la pittrice accosta tinte di intensa qualità, cosa che la sua scelta stilistica (sul crinale tra figurazione ed astrattismo) le consente di fare senza vincoli od inibizioni che in genere derivano dallo scrupolo veristico. Tradotto in termini sentimentali, il cuore è verace come un gesto spontaneo.